Un cammino verso la missione

                                                                                                                                                            Milano, ottobre 1995

 

UN CAMMINO VERSO LA MISSIONE

Una lettura della mia vita a partire dallo sguardo di Dio su di me.

Signore grazie! Signore, abbi pietà di me.

La mia sorpresa, pensando al cammino della vita, è la fiducia che Dio ha messo anche nei miei confronti, e come l’incontro con Lui sia motivo di libertà e ricchezza: la scoperta di un tesoro che è gioia e pace.

“Seguimi. Egli, alzatosi, lo seguì” (Mc 2,14)

Così sono entrato in Seminario.

Sono sacerdote: qualcosa come continuare il mestiere di Gesù. Così intuivo da bimbo la verità del sacramento, fissando il parroco che parlava di Lui con fede semplice e forte.

“Se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei cieli”

I mie limiti, la mia povertà avevano poca importanza davanti alla Sua chiamata a stare e lavorare con Lui. Il Seminario mi ha aperto all’incontro personale con Cristo. La “vita nuova” di persone legate a varie comunità cristiane (Chiesa) mi hanno fatto toccare la Presenza del Risorto. Sì, ho visto con i miei occhi, ho toccato con le mie mani la gioia del Vangelo.

“Dove due o tre sono uniti nel Mio nome, Io sono in mezzo a loro (Mt 18,20)

“Amatevi come Io ho amato voi…”

“Vado a preparare un posto per voi…”

“A chi mi ama, mi manifesterò”.

“Sarò sempre con voi, fino alla fine dei tempi”.

Il Vangelo è bello!

Per questo la voglia della missione: un modo di guardare il mondo con gli occhi di Dio; camminare con Lui per sanare, unire, riconciliare…

“Lascia la tua terra e vai…”

Una nuova chiamata: nella Parrocchia di Bondeno (Ferrara) sono entrato nell’Istituto Missionario.

“Io lo guardavo (Cristo Crocifisso), Lui mi guardava e sembrava mi dicesse tante cose”.

E’ l’ispirazione iniziale di Mons. Conforti, fondatore dei Missionari Saveriani. In questo modo il Signore mi legava alla missione che mi appariva come un prolungamento dello sguardo di Cristo sofferente sull’umanità.

“ Se qualcuno vuole venire dietro a me, prenda la sua croce e mi segua”

1 maggio 1969. Incidente d’auto: divento handicappato.

Non penso solo alla paraplegia, ma ai limiti e alla fragilità che è rimasta come evidenza della croce che ognuno di noi è chiamato ad incontrare nella propria vita.

E’ l’incontro duro con la sofferenza che spezza e libera il nostro io. E’ forse uno dei motivi che fa accettare al padre la sofferenza del figlio; ed è grazia grande incontrare Gesù, Dio, inchiodato sulla croce, fratello del nostro soffrire. Non avevo previsto, forse come tanti, la croce nella sua verità. Poi ho capito che è la strada comune per crescere, proprio come il chicco di grano che muore nel solco, marcisce e rinasce nuovo dando molto frutto.

“Non avere paura, perché io sono con te… Ho un popolo numeroso in questa città (At 18,9)

All’ospedale, il Signore mi ha ripetuto: “sono qui”. Mi ha insegnato ad ascoltare l’uomo nel suo dolore, ad unirmi di più ai poveri (inserendomi nella periferia di Roma), a preferire nella città la periferia, nel mondo i Paesi che portano il peso dell’egoismo dei potenti.

“Andate in tutto il mondo a predicare il Vangelo”

3 dicembre 1975. Partenza per lo Zaїre. Ricevo il dono di partecipare al movimento dello Spirito che chiamiamo Missione; in sedia a rotelle, segno della mia fragilità e segno di salvezza ma senza sconti.

Non è un “episodio” della mia vita, ma un modo di essere, un camminare con Cristo che propone comportamenti che sono “buona novella” per tutti i popoli. Penso alla novità del sentirsi fratello, semplicemente, in un contesto dove la gente è stata tante volte umiliata da una presunta superiorità razziale.

“Avevano un cuore solo ed un’anima sola”

Penso al legame con tante comunità ecclesiali di base, con gruppi di preghiera e di impegno sociale, una realtà complessa, viva, in cui l’impegno del Vangelo e della carità rappresentano il motivo di una nuova appartenenza.

Ho vissuto tanti anni nel Centro per handicappati, poi nel piccolo villaggio della solidarietà Muungano di Goma (ex Zaїre), insieme ad altri compagni e a laici, costituendo insieme la Fraternità Missionaria. Ci ha molto unito alla gente del posto la sofferenza, la lotta comune contro i mali della nostra città, l’ascolto di quel Vangelo e di quella Presenza che ci donava la gioia di sentirci fratelli ed imparare insieme la Saggezza che conduce alla vita. C’è stato il tempo per incontrarci nel profondo. Ci siamo accorti che la diversità è ricchezza. E’ stato un dono imparare da loro la spontaneità, la gioia della vita, il legame con il gruppo e con gli antenati, la religiosità dell’esistenza, una nuova voglia di dignità: una ricchezza umana di cui tutti abbiamo bisogno. Ci è sembrato pure che molti di loro avessero apprezzato il timbro personale della nostra presenza, il desiderio di migliorare la città, l’aver lasciato la nostra terra per vivere in spirito di fraternità.

“Avevo fame, avevo sete, ero nudo, prigioniero, ammalato, forestiero… Qualunque cosa avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli l’avrete fatto a me”.

E’ il volto sfigurato di Cristo che ho visto in tanti fratelli e sorelle che portano il peso dell’egoismo e delle scelte sbagliate dei potenti. L’attenzione alle piaghe dei poveri è stata per me e per i membri della nostra fraternità una chiamata particolare in quel contesto, in cui le opere di misericordia sono una risposta alle sofferenze che si incontrano.

Bambini denutriti, handicappati, carcerati, poveri che vivono da soli… Una folla di “piccoli” che ci hanno insegnato a leggere la Parola, ad avvicinarci all’Eucarestia con più verità. Grazie Signore per quanti i piccoli del Vangelo ci hanno insegnato.

“Beati i poveri di spirito perché di essi è il Regno dei cieli. Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia perché saranno saziati; beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio…”

Abbiamo vissuto in questi ultimi anni, in modo particolare, il ministero della Pace; così abbiamo visto il nostro impegno ecclesiale per la formazione degli animatori sociali attenti ai cambiamenti che si stanno effettuando in Africa.

Ci siamo proposti l’ideale della città: una comunità di uomini diversi ma uniti dalla ricerca del bene comune. Insieme, abbiamo scoperto i valori della democrazia che portano a riconoscere la dignità della persona umana, la libertà di opinione, di stampa, di associazione, come l’impegno al dialogo, al rispetto delle diversità.

“Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”

A Pasqua del 1992, dopo la Via Crucis con la nostra gente, in cui abbiamo percorso la zona del mercato, il piazzale della prigione, il Centro per handicappati, ho vissuto un tempo di grande malattia. Cercavo di ripetere il mio “si” al Signore Gesù. Chiedevo di pregare con me, di aiutarmi a dire “si”… sono stato trasportato d’urgenza all’Ospedale di Parma. Sono seguiti giorni difficili. Il Signore mi aiutava a rimettermi a zero, a cogliere meglio l’essenziale. Lo amavo in quel nulla che mi rendeva tanto vicino all’esperienza di chi crede d’essere ateo. Sentivo tutta la riconoscenza per Gesù che ha voluto assumere e vivere tutto il nostro buio fino a gridare: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Non avevo nulla di diverso dagli altri ammalati, la sua luce mi raggiungeva e mi portava all’abbandono. Ripetevo: “Padre, nelle tue mani metto la mia vita”. La Parola con cui ho visto consolati tanti ammalati.

“Non c’è amore più grande che dare la propria vita”

Nel 1994 ho avuto il dono di tornare a Goma. E’ stata un’esperienza intensa: l’incontro con i fratelli e le sorelle del Centro Handicappati e con la Comunità “Muungano”; l’arrivo nella città di qualche milione di profughi; il colera che ha seminato ottantamila morti. Ripetevo, davanti alle salme, “Oggi sarai con me in Paradiso…”. Ho visto un dolore immenso e la forza dell’amore. Ho visto il potere del Male causato dall’odio e dalla sete del profitto, dalla paura dell’altro perché diverso; ho conosciuto l’eroismo dei “piccoli” che hanno testimoniato con la vita la fedeltà alle proposte di Gesù: “Ama il tuo prossimo come te stesso.. Amate i vostri nemici”.

I Poveri mi hanno insegnato a mettermi con fiducia nelle mani del Padre della vita, mi hanno ricordato come ciò che conta sia Amare.

Ricordo con commozione:

Masumbuko, il sindacalista: coraggio e perdono;

Felicitas e Natalia, ausiliarie dell’apostolato: semplicità e forza dei martiri;

Sarumende, sorella del Centro Handicappati: preghiera e servizio;

Tommaso, il cieco: l’attesa e la certezza serena del Paradiso;

Françoise, la mamma: il lavoro e l’accoglienza;

Abbé Conrad, il parroco di Bibwe: la fedeltà al popolo e alla Chiesa provata con il martirio.

“Marana-tha”

La Missione è continuata in Italia attraverso il legame forte con le comunità di Goma e l’impegno nella fraternità con tutti. Cristo mi è apparso di nuovo come il Missionario dell’unica famiglia umana. L’urgenza della sua parola e della sua presenza, rese in qualche modo visibile nella Chiesa, è accresciuta dal momento storico della nostra epoca in cui i popoli si scoprono interdipendenti ma poveri dell’amore vero, l’unico necessario per far crescere l’Umano sulla terra.

“Lo Spirito e la Sposa dicono: vieni.” E mentre con loro ripeto: Vieni (Marana-tha) nell’attesa dell’incontro con il Risorto, la sua voce mi ripete: “Alzati e cammina…”, perché con la sofferenza e l’amicizia resti nel movimento della Missione impegnato a realizzare, insieme a tanti altri, il programma di Gesù: “Che tutti siano una cosa sola”, “Che tutti i popoli diventino una sola famiglia”. Come farò Signore? Mi sembra che risponda: “Ascoltando la mia voce… seguendo le mie orme”.

“Oggi sarai con me in Paradiso”

Nel giugno 1995 mi sono ritrovato di nuovo vicino alla Croce. In viaggio verso Loreto, con le sorelle della Fraternità, siamo stati investiti da un’auto. Davvero la vita non ci appartiene, è un dono che ci è affidato in gestione.

Paola ci lascia. “…Ti siamo particolarmente vicini. Si è chiusa una parte del nostro viaggio. Vogliamo dire grazie al Signore per il dono che ci ha fatto di camminare insieme. Sei arrivata nella Casa del Padre: è il tuo vero Natale. Continuiamo insieme il cammino. Aiutiamoci nel servizio che hai sempre preferito: dare voce ai poveri, far conoscere il dolore di tanti: Rwanda, Burundi, Zaїre…”

Così l’abbiamo salutata mentre abbiamo ripetuto le parole con cui Gesù illumina il mistero della morte per i suoi amici. “Oggi sarai con me in Paradiso”.

Nei giorni scorsi il martirio dei nostri fratelli p. Maule, p. Marchiol e della missionaria laica Caterina. Siamo ancora in preghiera davanti al Crocifisso steso in terra, a quelle foto che lo circondano, come un’unica immagine che ci unisce alla folla di coloro che oggi stanno percorrendo la strada del Golgota. Chiedo al Signore di imparare da loro cosa significa sapere Ascoltare, Condividere, Amare.

Oggi siamo invitati dalle sofferenze di tanta gente e dal sangue dei nostri fratelli ad una comunione intensa con i popoli dell’Africa Centrale. La loro sofferenza ci interpella. Chiedono il contributo della nostra preghiera, della mediazione delle Autorità del nostro Paese. Abbiamo con loro un debito di fraternità. Non possiamo dimenticare le responsabilità del nostro Paese, nel traffico delle armi, nel commercio ingiusto tra il Nord e il Sud. Forse un tempo forte di preghiera-digiuno, a catena, nella varie comunità potrebbe aiutarci a vivere la Beatitudine, “Beati i costruttori di pace”, coinvolgendo politici e mass-media, nell’impegno per la pace in Africa. Una tenda “Per la pace nell’Africa dei grandi laghi” potrebbe essere il simbolo, in ogni città, di questo impegno.


Dopo la vita in Congo – ex Zaїre, un nucleo della fraternità missionaria si è trasferito a Vicomero. La lettera annessa illustra il passaggio nella realtà italiana attraverso l’inserimento nella parrocchia di Vicomero, continuando i legami con la missione a Goma e soprattutto col tentativo di vivere nello stesso stile.

Carissimi Amici,

con l’invito all’”apertura” della casa della Fraternità e dell’Associazione Solidarietà / Muungano desideriamo unire un saluto cordiale.

Inizia un nuovo anno sociale; è bello cominciarlo insieme, raccontarci le novità. Ciascuno di noi ha riferimenti ideali, iniziative in cantiere, difficoltà da affrontare. Anche noi tentiamo di condividere qualcosa.

Da Via San Martino (Parma), all’ombra dell’Istituto Saveriano, ci siamo trasferiti a Vicomero di Torrile, a circa 7 km da Parma.

Ricordiamo il consenso della Direzione Regionale dell’Italia:

<< Carissimi, la vostra lettera del 17 ottobre ultimo scorso è stata motivo di gioia per tutti noi del consiglio regionale dell’Italia. Siamo contenti della vostra richiesta di poter vivere la spiritualità saveriana. Siamo disponibili a studiare con voi i rapporti di collaborazione e di comunione e arrivare ad un riconoscimento anche formale. (…) padre Natalio Fornasier (superiore regionale) >>

E’ l’occasione per ritrovare le radici del nostro camminare insieme, dei nostri progetti di “fraternità missionaria”.

La casa ci è di aiuto ad ordinare la vita dei nuclei, l’accoglienza, il lavoro strutturato nell’Associazione Solidarietà / Muungano. Potrà essere un riferimento, e ci è già stato chiesto, per laici missionari che rientrano dalla missione o per partenti.

Ci sembra importante continuare i legami con le comunità della missione che abbiamo incontrato, ma nello stesso tempo aprire cuore e testa alla famiglia di Dio che incontriamo nel territorio, con particolare attenzione a chi è in necessità. C’è chi ha bisogno del necessario, chi è alla ricerca del senso della vita, chi vive la solitudine. In fondo, siamo noi, unica famiglia degli uomini in ricerca continua del vero Bene. “Paola, aiutaci ad essere fedeli”. Ci è spontaneo pregare così soprattutto dopo la lettura di alcune sue lettere diffuse il 29 giugno, anniversario della sua partenza alla Casa del Padre.

La vita della Fraternità è strutturata attorno ad alcuni momenti di preghiera, condivisione, lavoro. Siamo contenti se qualcuno desidera passare con noi qualche giorno. Il primo fine settimana del mese è il più indicato.

Una notizia bella è l’arrivo imminente dei rappresentanti della Comunità Muungano di Goma: Atumisi, Kakule, Ernestine. Speriamo sia possibile a molti poterli incontrare. Ci potranno aggiornare sulla situazione del Paese e del lavoro che stanno facendo a Goma nel quale siamo tutti un po’ coinvolti.

La situazione già difficile si è aggravata per la pressione che si sta facendo sui rifugiati e alcuni gruppi etnici che le autorità zairesi hanno deciso di allontanare. E’ il motivo che ha costretto la famiglia Ballerini a interrompere la loro permanenza a Goma e a restare in Italia, dopo un’esperienza forte di servizio e di fraternità, che la Comunità Muungano non può dimenticare.

Attualmente vivono a Goma i padri saveriani Veniero, Francesco, Sartorio e le missionarie Antonina e Luisa.

Siamo riconoscenti al Signore per la loro presenza e il servizio che stanno svolgendo.

Sono un vero seme di fraternità!

Con loro ci sentiamo impegnati a continuare la nostra solidarietà con la gente di Goma: bambini non accompagnati, artigianato, centri di promozione della donna, prigionieri, l’alfabetizzazione, il rinnovato impegno per la giustizia e per l’accoglienza dei profughi.

Un’altra novità, in cui ci siamo impegnati direttamente, è la campagna “Chiama l’Africa”, che sarà lanciata prossimamente. E’ frutto del collegamento tra varie Associazioni che operano in Africa.

L’obiettivo è una risposta globale ai popoli, ai problemi del continente africano, attraverso un rapporto umano più profondo, che impegni l’informazione, la politica, la società civile dei nostri Paesi.

La vita continua.

Ci auguriamo che il nostro legame possa crescere ed essere motivo di fraternità tra noi e con tanta gente.

                                                                                                                                             Fraternità Missionaria

Vicomero di Torrile, 24/09/1996

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